Santa Venera impreca per noi

Santa Venera, Santa patrona di Acireale, nacque da famiglia cristiana il venerdì santo del 100 d.C. nelle vicine terme romane, perché già allora l'ospedale non funzionava. La madre voleva che si chiamasse Venera in onore al giorno della sua nascita, ma il padre, temendo che si confondesse col nome della dea della concorrenza, la chiamò Veneranda, anche se all'ufficio anagrafe il dipendente si seccava a incidere sulla tavoletta un nome così lungo e quindi registrò Venera.
Consacratasi a Dio, studiò la Bibbia e le storie dei martiri, da cui capì quello che voleva fare da grande: l'assessore alle politiche scolastiche con l'Udc. Dopo che la Nives Leonardi le soffiò il posto, decise per vendetta di aspirare a qualcosa di più importante e influente verso la cittadinanza acese, il deputato nazionale.
Purtroppo già da piccola con la madre si dedicava ai poveri e agli ammalati, quindi era la persona meno adatta a fare il parlamentare, e poi a Roma non esisteva un parlamento, proprio come ora. Tra l'altro secondo la tradizione, Venera avrebbe predicato il messaggio evangelico nella sua Sicilia e poi in Campania e in Calabria, promettendo il regno di Dio, una vita più equa per tutti ed il completamento della Salerno - Reggio Calabria, ma forse fu proprio quest'ultima cosa a farle perdere di credibilità.
Lasciata ogni speranza, abbandonò la carriera politica iscrivendosi al Pd e venne arrestata a Locri dal prefetto Antonio, intimata a convertirsi alla religione romana, cosa che era impossibile data l'omonimia con la dea e l'inammissibilità di una candidata romana per la cristiana Acireale. Così Venera fu sottoposta a terribili torture, come quella di leggere i bilanci del comune o di ascoltare gli interventi del consigliere Scalia con dieci frustate per ogni risata.
Resasi conto dei gravi errori commessi nella vita e che non ne valeva la pena, decise di abbandonare quella città di pazzi ed emigrare al nord in Gallia, terra famosa per la grande civiltà. Entrata in una grande tribù e trovato un posto come barista, si mise subito in prima linea politicamente, ma venne decapitata a causa del suo nome palesemente romano.
Adesso è compatrona di Acireale, ma anche stavolta gli acesi preferiscono San Sebastiano a lei, perché si doveva fare decapitare proprio a luglio quando tutti vanno in vacanza; per questo ha voluto dedicato un altro giorno a novembre, che si riconosce perché non si va a scuola e tutti si chiedono come mai. La festa grande rimane comunque a luglio, quando, per ricordarne la tragica morte, durante i fuochi pirotecnici viene decapitato un ignaro turista tedesco messo sulla traiettoria di un razzetto partito male.

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